Capitolo 9º

C A P I T O L O 9°







Dal traghetto che salpó dall’isola di Itaparíca, cominciai ad ammirare la splendida “Baia de Todos os Santos” e la cittá stessa di San Salvador (che tutti i brasiliani chiamano semplicemente Salvador). Considerato che nel programma di viaggio non avevo stabilito nessun luogo esatto dove fermarmi, durante la breve traversata, oltre ad osservare il meraviglioso ed incantevole panorama, cercavo anche di cogliere qualche “segnale” che mi suggerisse quale direzione prendere quando sarei sbarcato nel porto. Non decisi niente. Approdai a Salvador alle 11.00 di lunedí 8 marzo 2004.
Non conoscendo nulla di quella cittá e non avendo riservato precedentemente nessun posto letto, solo all’uscita del porto decisi di prendere la direzione Nord e per non rischiare di imbattermi nel labirinto delle grandi metropoli (Salvador ha circa due milioni e mezzo di abitanti), cercai di tenermi sempre sulla strada del lungomare. Mentre mi dirigevo verso nord, osservavo con calma la cittá; consideravo attentamente ogni dettaglio; osservavo le spiagge, le costruzioni, le piazze, le strade, il verde pubblico, le persone, ecc...ecc... Francamente, la prima impressione che ebbi non fu molto positiva, tuttavia dopo aver percorso circa venti chilometri di strada litoranea, notai da lontano un grande e maestoso faro che sporgeva a picco sul mare. Giunto nei pressi, feci una sosta ed osservai meglio il paesaggio. Mi piacque e decisi che, se non avessi incontrato ostacoli, mi sarei fermato a vivere nei pressi di quel faro. Subito appresi che mi trovavo nel quartiere di Itapuã; il faro era conosciuto con il nome di Farõl de Itapuã. Dopo aver soggiornato alcuni giorni in una pousada, riuscii ad affittare un piccolo appartamento ad Itapuã, nella Rua do Teatro, e lí fissai la mia residenza bahiana. Scoprii con piacere che, a poche centinaia di metri dalla mia attuale abitazione, esisteva una delle case del famoso cantautore poeta e scrittore brasiliano Vinicio de Morais. Un bellissimo ed originale monumento era stato dedicato a Vinicio dalla cittá di Salvador. Il monumento consiste in una piccola e graziosa piazzetta, nel centro della quale c’é, seduto su di una sedia ed appoggiato ad un tavolo, il famoso Vinicio de Morais; il tutto é stato riprodotto in bronzo. Ad un lato della piazza c’é un muro sul quale sono incastonate delle lapidi, anch’esse in bronzo, nelle quali sono incise le canzoni piú famose di Vinicio de Morais. A pochi metri dal monumento c’é la sua residenza ex-estiva (attualmente trasformata in Hotel) nella quale convisse, per alcuni anni, con una delle numerose compagne della sua vita.
Passarono alcune settimane, poi alcuni mesi e cominciai a fare le prime valutazioni per decidere se restare definitivamente a Salvador. Normalmente, quando si descrive una cittá, si tenta sempre di evidenziare gli aspetti positivi di essa tralasciando tutto ció che è negativo.Se si applicasse questa regola per Salvador, ci sarebbe poco da scrivere. Paesaggisticamente Salvador é una normale grande cittá di mare, ha un grande porto commerciale, un aeroporto internazionale, un lungomare (non bello) di circa 40 chilometri e tre o quattro attrazioni turistiche degne di essere visitate (il Pelourinho, il Forte do Farol da Barra, il Dique do Tororó, Praça de Campo Grande, il monumento a Vinicio de Morais ed il Forte di Mont Serrat). Tutto il resto é sporcizia, ladrocinio, maleducazione, sudiciume, corruzione e prostituzione. É molto difficile trovare sagge qualitá nel bahiano (per essere precisi, gli abitanti della cittá di Salvador si chiamano soteropolitani, ma tutti si definiscono bahiani). Il popolo bahiano é un popolo svogliato per natura, ha pochissima voglia di lavorare e passa la maggior parte del giorno a pensare come gabbare il prossimo. É un popolo prevalentemente di razza negra e, come tale, conserva tenacemente tutte le tradizioni importate dall’Africa (riti religiosi, danze e ritmi, costumi e tradizioni popolari, la voglia di dormire). La morale del popolo bahiano é molto simile a tutto il nordest, é una morale molto liberale e quindi orientata ad uno stile di vita molto ma molto godereccia. Tutte le occasioni sono buone per festeggiare. A Salvador, oltre alle normali ricorrenze cattoliche ed al famosissimo carnevale che dura una settimana, si festeggia anche il giorno dei professori, il giorno dei commercianti, il giorno dei ferrotranvieri, il giorno degli studenti, il giorno dei contadini, il giorno degli avvocati, il giorno dei pescatori, il giorno dei farmacisti, etc... etc... Ogni categoria vivente si é eletto un santo protettore. Infatti Salvador dispone di 365 chiese. Si festeggia un santo ogni giorno, in eterno. Non c’é piú posto per i santi a Salvador. É tutto esaurito. É inutile prenotarsi.

Un altro elemento decisamente negativo di Salvador sono i servizi ed il costo della vita; i servizi, sia pubblici che privati (ristoranti, trasporti pubblici, uffici, alberghi, supermercati, agenzie, negozi) sono pessimi in tutti i sensi. Il costo della vita é alto, rispetto alle altre cittá del Brasile ed altissimo rispetto alla qualitá di vita offerto. Anche le spiagge di Salvador sono deludenti, sono strette, sporche e pericolose per i bagnanti. I servizi in esse offerti sono di una scadenza indescrivibile. La rete viaria di Salvador é una autentica manna per i meccanici, gli elettrauti ed i gommisti. Trovare una carrozzeria libera, per riparare qualche ammaccatura della propria auto, é una impresa difficilissima, e non perché siano poche le autocarrozzerie, ma perché il modo di guidare del bahiano e la pessima rete viaria producono una quantitá impressionante di incidenti automobilistici, che impegnano totalmente tutte le autocarrozzerie. Si consideri infine che le scarse disponibilitá economiche dei bahiani non favoriscono assolutamente la normale manutenzione delle macchine, per cui si vedono circolare molto spesso macchine vecchie o vecchissime (di 15 o 20 anni di vita) con dei pneumatici tanto usurati che si vede la tela metallica delle gomme.
Tra le principali cittá costiere del nordest che ho visitato (Salvador, Fortaleza, Rio de Janeiro, Maceió, Natal) posso affermare, anche se é doloroso doverlo dire, che Salvador é la meno interessante e la piú inospitale. Sicuramente la piú deludente. Purtroppo la mia permanenza a Salvador non era dovuta a motivi turistici (me ne sarei andato via molto rapidamente), ma a problemi di salute. Infatti, dopo essermi sistemato nella mia nuova residenza, iniziai la ricerca dei medici e degli ospedali che potessero risolvere il mio problema. Scoprii, con l’occasione, che a Salvador esiste un buon ospedale diretto da personale italiano. É l’ospedale São Rafael, di diretta derivazione dell’ospedale San Raffaele di Milano e di Roma. Infatti, oltre allo stesso nome, usa anche gli stessi stemmi di identificazione. Quell'ospedale era esattamente quello che mi era stato consigliato dai miei medici. Eseguii il consiglio alla lettera, anche se il costo per la radioterapia conformazionale mi sembró eccessivo (pagai 12.000 Reais corrispondenti, in quel periodo, a 8.000.000 di vecchie lire italiane o, se si preferisce, a 4.000 Euro). Pochissimi brasiliani si sarebbero potuti permettere di pagare una cifra del genere!! Probabilmente questo é uno dei motivi della bassa media dell’aspettativa di vita in Brasile. Dopo aver terminato il ciclo di trattamento prescrittomi, che si protrasse per circa due mesi (trentasette sedute; una al giorno; dal lunedí al venerdí) mi sottoposi alle nuove analisi di verifica. I risultati dettero esito soddisfacente. Il trattamento di radioterapie conformazionali aveva avuto successo. Tuttavia avrei dovuto continuare a sottopormi ad ulteriori visite mediche ma, a seguito delle mie precedenti consulte mediche, dedussi che in Brasile i medici per guadagnare piú soldi possibili (sottolineo ancora una volta che in Brasile deve pagare tutto il paziente), prescrivono sempre di sottoporsi a nuovi controlli presso di loro. In definitiva, per curare il mio cancro, usai un po’ il metodo del “fai da te” ossia; mi sentivo bene, stavo perfettamente in forma, tutto funzionava perfettamente, per cui mi considerai guarito e non ci pensai piú. Praticamente potevo ricominciare a “vivere”. Fu ció che ricominciai a fare da subito.
Pur avendo avuto una impressione negativa di Salvador, devo comunque evidenziare che non tutto é da biasimare in quella cittá. Infatti a Salvador, come in tutte le cittá del Nordest, é molto difficile annoiarsi. Le lunghe e deserte spiagge, riscaldate dal sole durante tutto l’anno, invitano a godersi la vita ogni giorno. La grande quantitá di bellissime ragazze mulatte e morene, quasi sempre molto disponibili al colloquio, nonché a bere una birra ghiacciata insieme sulla spiaggia o seduti in uno degli innumerevoli “barzinhos”, sono un ulteriore elemento che obbliga qualsiasi europeo “a curtir a vida” (a vivere la vita). Se poi si considera che i bahiani hanno nelle vene il ritmo della danza, é facile immaginare con quanta naturalezza si creano spontanei gruppetti di ragazzi e ragazze che, al primo suono di samba, di forró, di arrocha (é una danza molto in voga in Bahia in questo periodo) o di lambada, iniziano a ballare abbandonandosi ai sensuali e coinvolgenti ritmi delle musiche brasiliane. I bahiani ballano in tutti i luoghi: nelle strade, nelle piazze, nelle discoteche, dentro i pullman, nelle spiagge, nei ristoranti, negli stadi, in macchina. Le mulatte, in modo particolare, appena ascoltano un ritmo di arrocha o di samba, da qualunque parte provenga la musica ed in qualunque posto esse si trovano, iniziano a ballare da sole ancheggiando e contorcendosi in modo gradevole e sensuale. É veramente rilassante e coinvolgente osservare le bahiane danzare al ritmo dell’arrocha o della samba. É impossibile annoiarsi a Salvador!!!
Durante la mia permanenza in Bahia, constatai che a Salvador risiedevano moltissimi italiani. Alcuni avevano emigrato in Brasile circa 20-30 anni prima, altri erano emigranti “dell’ultima ora”. Moltissimi erano anche i turisti pendolari che da anni frequentavano Salvador. Nel quartiere dove abitavo (Itapuã) c’era un’alta concentrazione di italiani, da alcuni dei quali ho ascoltato le loro storie, le loro impressioni ed i loro bilanci. Dai racconti emergeva che la maggior parte degli italiani residenti in Bahia svolgevano attivitá commerciali dalle quali traevano, con grosse difficoltá, il reddito per il normale sostentamento di vita. Di questi emigranti, pochi avevano avuto successo e pochissimi erano “arrivati a dama” (si erano fatti una posizione solida). Tra gli emigranti dell’ultima ora (trasferitisi da 4-5 anni in Brasile) c’erano vari ex professionisti (avvocati, commercialisti, consulenti vari, ingegneri, ex commercianti, etc... etc...) i quali, stanchi o stressati dalle eccessive moli di lavoro o piú spesso, disgustati dalle difficili ed inspiegabili vicende socio-politiche che stavano modificando profondamente l’Italia (gli alti costi del vivere quotidiano, l’incomprensibile caos politico, la farraginosità della Pubblica Amministrazione, l’esagerata tassazione dei redditi), avevano deciso di abbandonare tutto e trasferirsi in Brasile. Purtroppo, tra questi “ultimi arrivati”, c’erano anche alcuni personaggi che non erano propriamente emigranti e nemmeno turisti pendolari, ma erano semplicemente gente che se fosse tornata in Italia, sarebbe stata immediatamente alloggiata, per circa un ventennio, a Regina Coeli o all’Ucciardone o a San Vittore. Erano tutti personaggi (per fortuna erano in pochi) che avevano al loro attivo giá “molte ore di volo” (avevano giá avuto varie condanne penali o scontato alcuni anni di carcere) ed avevano ancora gravi pendenze con la giustizia italiana. Questi “signori”, scappati dall’Italia, stavano a Salvador da latitanti e passavano il tempo raccontando le loro “nobili gesta” italiane.
In tutte le altre cittá brasiliane in cui avevo risieduto, ero sempre riuscito ad inserirmi molto facilmente. A Salvador, al contrario, percepii che c'era un ambiente ostile; era tutto pericoloso (uscire la sera, camminare per le strade, le amicizie, stare in spiaggia). Insomma, il clima sociale di Salvador non era molto attraente per cui, dopo varie riflessioni, decisi che avrei abbandonato lo Stato di Bahia al piú presto. Non sapevo ancora dove mi sarei trasferito, ma sicuramente in una cittá di mare piú piccola e che fosse sempre nel nordest. Forse sarei andato a Maceió (capitale dello Stato di Alagoas) o forse a João Pessoa (capitale dello Stato di Paraíba). Dopo aver fatto attente ricerche e dopo aver acquisito notizie dirette da persone che giá conoscevano quelle due cittá, decisi di trasferirmi a Joao Pessoa che distava circa mille chilometri da Salvador. Anche questo trasferimento lo feci con una autovettura Fiat Palio, noleggiata per l'occasione.