Capitolo 4º

Capitolo 4°






I diciotto mesi di permanenza nella comunitá religiosa di Belo Horizonte sono stati mesi che hanno contribuito molto al mio arricchimento culturale, sociale e psicologico; sicuramente é stato un periodo molto proficuo della mia vita, anche sotto l’aspetto affettivo. Nel bene e nel male ho vissuto quel periodo da protagonista e quando non sono stato parte in causa, sono stato spettatore privilegiato. La variegata qualitá degli alunni che ho avuto, ha fatto sí che io stesso a volte ero, a loro insaputa, loro alunno. Al corso di italiano, considerato anche il basso costo oltre al modesto impegno, consistente in una lezione settimanale di 90 minuti, partecipavano alunni di etá compresa tra i 10 e i 73 anni; tra essi c’erano avvocati, ingegneri, studenti universitari, alunni di scuola elementare, studenti di scuole superiori, impiegati, operai, pensionati, professori, dirigenti d’azienda, commercianti, ecc… ecc… Ció che mi colpiva era l’entusiasmo con cui studiavano gli alunni ultrasessantenni. Ricordo con molto piacere una coppia di sposi, lui Avvocato (classe 1927), di professione “avvocato- notaio” e la moglie (classe 1928) casalinga; entrambi molto attivi nello studio e molto interessati alla cultura italiana in genere. Con altrettanto piacere, ricordo un ingegnere sulla cinquantina e discendente di italiani che, dopo aver constatato la qualitá e la serietá del corso, iscrisse anche le sue due figlie di cui una di 10 anni e l’altra di 14. Un altro signore, di etá intorno alla sessantina ed anch’egli di discendenza italiana, si sentiva molto fiero di aver convinto a partecipare al corso due sue figlie ed un genero.

Passó circa un mese dall’inizio del corso nella casa religiosa; durante un pranzo insieme a Padre Alberto, cercammo di fare un po’ il punto della situazione e tra le varie ipotesi, decidemmo che lui avrebbe fatto, in modo molto discreto, una indagine tra gli alunni per recepire i loro umori ed eventuali lamentele sull’andamento delle lezioni da me impartite. Dopo circa una settimana gli chiesi se avesse notizie in merito, mi rispose che aveva fatto alcune “interviste” e tutte erano inequivocabilmente positive. Con amichevole ironia si complimentó con me. Intanto il corso con i seminaristi, che stava particolarmente a cuore al Direttore, procedeva regolarmente dando proficui risultati e durante una refezione insieme a loro, un seminarista (il piú anziano e prossimo sacerdote) mi chiese se ero disponibile a tenere una lezione di Italiano presso la Facoltá di Teologia della PUC (Pontificia Universitá Cattolica) di Belo Horizonte, ove loro studiavano teologia e filosofia. Piú che una lezione, la mia doveva essere una assemblea nella quale mi veniva lasciata totale libertá sulla scelta dell’argomento da trattare e che doveva essere illustrato rigorosamente in italiano. Non solo detti immediatamente la mia disponibilitá, ma fui molto lusingato nel ricevere tale invito. Fissammo immediatamente il giorno e l’ora in cui avrei impartito detta lezione.
Ritengo opportuno informare il lettore che la denominazione di “Pontificia Universitá Cattolica”, non ha niente a che vedere con il Pontefice o con ilVaticano, ma é semplicemente una denominazione di forte richiamo commerciale. In Brasile tutte le Universitá, ad eccezione di quelle federali che sono statali, sono private per cui anche la PUC é una Universitá pivata di proprietá dei monaci Gesuiti, i quali la gestiscono impartendo lezioni prevalentemente con i propri insegnanti.
Mi recai alla PUC nel giorno e nell’ora stabiliti; fui accolto da una segretaria la quale, con molta gentilezza, mi presentó ad un professore gesuita brasiliano. Dopo alcuni gentili convenevoli, ci recammo tutti e tre nell’ “aula magna” nella quale ci stavano giá aspettando circa 80-90 alunni. Fui telegraficamente presentato dalla segretaria agli alunni, che erano molto ansiosi di ascoltarmi.
Iniziai facendo loro notare che, essendo essi anche studenti della lingua italiana (nel loro programma di studi era inclusa anche un’ora settimanale di lingua italiana), sarebbe stato molto logico avere qualche conoscenza dell’origine della lingua italiana, ma proposi anche che, se loro avessero qualche tema specifico che avrebbero preferito che io trattassi, potevano chiederlo ed io mi sarei cimentato nella esposizione. All’unanimitá e con grande interesse, accettarono l’argomento da me proposto. Intanto la sala si era riempita; ora gli alunni erano circa 200. Notai subito il loro interesse quando li “provocai” chiedendo loro se sapevano quando era nata l’Italia e … quindi quando era nata Roma. Nessuno mi dette una risposta. Notai ancora maggior meraviglia nei loro occhi quando spiegai che l’origine di Roma é un misto di storia e di leggenda. Partii da questo spunto per fare una panoramica della Storia dell’Italia. Man mano che spiegavo ed illustravo gli avvenimenti che ritenevo piú illuminanti per essi, notavo nei loro volti un alto interesse nell’ascoltare le mie parole. Qualcuno prendeva frettolosamente nota di alcuni appunti, ma tutti erano presi, direi incantati dalla mia esposizione. Quando arrivai alla fine della lezione, conclusi augurando loro di conoscere al piú presto l’Italia ed in particolare Roma. Infine, se lo ritenevano opportuno, potevano pormi delle domande.
Un forte ed improvviso scroscio di applausi rimbombó fragorosamente nella grande sala (a dire il vero ebbi anche un po’ di paura; per un istante mi sembró che stesse crollando il soffitto). É inutile dire che faticai non poco per trattenere l’emozione.
Come é strana la vita! Da autista di autobus, a professore universitario!